Leo Garte (1977) lavora a Milano dove si è laureato in magistrale in Economia Politica presso l'Università Bocconi. Dal circolo di Via Sarfatti nasce l'espressione artistica più viva trattando i grandi temi sociali a colpi di matematica e arte, gli unici due strumenti per esprimere il profondo delle società e dell'umanità.
L'uso di banconote è caratteristico nelle sue opere pittoriche e scultoree e lo contraddistinguono nel suo trattare la liquefazione del denaro espressa sia in chiave economica sia in chiave chimica con le banconote avvolte in opere di resina a voler rappresentare la tragedia del denaro e contemporaneamente la sua utilità nel definire società civili e libere. Banconote da milioni e bilioni di dollari dello Zimbabwe, vittima dell'iperinflazione fino al 2008, pronte a schiacciare l'occhio a "colori" attuali per ricordare che un dollaro oggi e un dollaro domani non sempre comprano la stessa cosa.
Fonte di grande originalità è il richiamo al cosciente e all'incosciente, sempre in dicotomie assolute, talvolta ossimoriche, ma sempre coerenti. Leo Garte non fa astrazione, ma astrae la realtà per rappresentarla in modo vivido e chiaro senza troppi giochi di parole e sempre mostrando le contraddizioni che quanto percepiamo non ha un unico punto di vista e serve una forte chiave interpretativa per poterne trarre il senso. L'artista offre tutte le chiavi di lettura che la percezione permette e lascia alla mente di chi subisce l'arte la possibilità di viaggiare nei più reconditi misteri, verso la realtà.